BEATO ANTONIO FRANCO

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/12/2012, 15:41
Avatar

Vice Amministratore

Group:
Administrator
Posts:
6,549
Location:
Sicilia

Status:


MONSIGNOR ANTONIO FRANCO (BEATO)



Il 20 Dicembre 2012 il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Nel corso dell’Udienza il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti i miracoli per otto venerabili servi di Dio; fra questi il Venerabile Servo di Dio Antonio Franco, Prelato Ordinario di Santa Lucia del Mela (1585-1626).


Conosciamolo meglio

Mons,%20Antonio%20Franco beato_antonio_franco65257049_129699424097


beato-antonio-franco

Il Servo di Dio, Mons. Antonio Franco, nasce a Napoli il 26 settembre 1585 dal nobile patrizio di discendenza francese Orlando Franco, e da Anna Francesca Pisana di Antonio, barone di Pascarella. Egli fu terzo di 6 figli, Laura-1584, Lucrezia-1583, Candida Aurelia Diana-1587, Cesare e Camilla, nati successivamente.

Il 29 settembre 1585, a tre giorni dalla nascita, venne portato dai genitori al fonte battesimale della chiesa parrocchiale di S. Angelo a Segno, dove gli furono imposti i nomi di Pirro Antonio Giovanni e Francesco.
Dei quattro nomi, che al Battesimo gli furono imposti, solo quello di Antonio restò in uso presso i suoi familiari e in seguito solo sotto tale nome è stato conosciuto, invocato e venerato in S. Lucia del Mela.

Il 23 settembre 1602, prima ancora dei sedici anni e dieci mesi, viene insignito, grazie agli studi umanistici e alle varie scienze e discipline profane ed ecclesiastiche, della laurea dottorale in Diritto Canonico e Civile.
Prima degli anni ‘21, non avendo ancora l’età canonica, per essere ordinato sacerdote, il padre vedendo il suo Antonio tanto impegnato negli studi ecclesiastici, prese la decisione di trasferirlo a Roma.

Dopo neanche un anno, per ordine del genitore, lascia Roma per trasferirsi alla Corte Reale di Madrid. Ricevuti gli Ordini Sacri nel 1610, chiede al Re Filippo III di essere ammesso a far parte della Cappella Reale. Dopo aver assunte precise e rigorose informazioni sulla sua condotta personale e sulla moralità della sua famiglia, che non potevano che confermare le sue buone e lodevoli qualità, il 14 gennaio 1611 fu nominato Cappellano Reale.

Col passare degli anni il Re stesso lo stimò profondamente, tanto che il 12 novembre 1616 lo designò Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia, al cui ufficio era connesso anche quello di Abate e Prelato ordinario della Prelatura Nullius di S. Lucia del Mela. Dopo essersi recato a Roma per attendere gli adempimenti connessi alla nomina, che l’11 febbraio 1617 Papa Paolo V confermò, fece, il 18 Maggio 1617, il Suo ingresso solenne a S. Lucia del Mela.

Mons. Antonio Franco, reputandosi davanti a Dio come grande peccatore, molto spesso si sottoponeva a grande penitenze e privazioni. Molto spesso digiunava totalmente, o se pranzava lo faceva solo a pane ed acqua, mentre sembra che non adoperò mai il letto, ma si sdraiasse sul pavimento usando una piccola stuoia per materasso e una pietra per cuscino. Portava inoltre strette ai fianchi due grosse catene di ferro, una delle quali irta di aculei appuntiti.

Di quelle due catene una esiste ancora, ed è racchiusa in una cassetta argentea protetta da vetri che viene portata, in segno di venerazione, per le case a guarigione degli infermi., nei casi di gravi malattie, e non sono poche le testimonianze, che si hanno, di guarigioni prodigiose. Si distinse per la premurosa carità verso i poveri, gli infermi ed i deboli, oltre che per la minuziosa ed insistente attività evangelizzatrice.

Morì, non ancora 42enne, il 2 Settembre del 1626, stroncato dalle penitenze e dalle continue astinenze, oltre che da un oscuro e non meglio precisato male. Da allora ad oggi, tutti i fedeli dell’antica Prelatura e dei centri vicini presero a venerarlo ed a chiamarlo Beato.
 
Web  Top
view post Posted on 26/3/2013, 17:14

un laico cristiano

Group:
Member
Posts:
432
Location:
Massa-Napoli

Status:


GRAZIE, SORELLAPROVVIDENZA, PER AVERMI DATO LA POSSIBILITA' DI CONOSCERE UN ALTRO (sicuramente) SANTO NAPOLETANO.
 
Web  Top
view post Posted on 1/8/2013, 18:57
Avatar

Vice Amministratore

Group:
Administrator
Posts:
6,549
Location:
Sicilia

Status:


LETTERA DELL’ARCIVESCOVOALLA COMUNITÀ DIOCESANA
PER LA BEATIFICAZIONE DI MONS. ANTONIO FRANCO

Amati fratelli in Cristo Gesù, rendiamo grazie al Padre per il Figlio nello Spirito Santo, perché questa nostra Chiesa locale, in ogni tempo, esprime frutti luminosi di santità per la gloria di Dio e il nostro bene. Il prossimo 2 settembre, nella nostra Basilica Cattedrale a Messina, avrà luogo il Rito di Beatificazione di Mons. Antonio Franco (1585-1626), Prelato Ordinario ed Abate di S. Lucia “nella Piana di Milazzo” (oggi del Mela). La sua vita santa, riconosciuta dal popolo cristiano e oggi proclamata autorevolmente, illumina di grazia e speranza il nostro cammino, sulle orme della Parola, in quest’anno della fede che volge alla conclusione.Guardando a lui e venerandolo Beato, con culto liturgico, ricorderemo i doni di Dio e ci impegneremo costantemente a crescere in una fede autentica, operosa nella carità e nella giustizia. Egli infatti, oltre che ministro di Dio, fu anche uomo di giustizia, poiché nei suoi compiti rientrava quello di giudice, in nome del Re di Spagna.Antonio Franco, nato a Napoli da genitori cristiani che ne curarono la formazione spirituale e culturale, conseguita la laurea in Diritto Canonico e Civile, dopo un breve soggiorno a Roma, si trasferì a Madrid. Ricevuta l’Ordinazione Presbiterale, venne chiamato tra i cappellani reali distinguendosi per virtù e pietà. Nel 1616 venne nominato dal Re, Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia e, come tale, Prelato ordinario ed Abate di S. Lucia. Papa Paolo V, ratificata la nomina, gli conferì il titolo di Referendario Pontificio. Con tali incarichi giunse a S. Lucia il 18 Maggio 1617 e vi iniziò il suo ministero pastorale e di governo. Come giudice del Regio tribunale promosse la giustizia e lottò estremamente contro le forme devianti diffuse sul territorio luciese: usura, banditismo, ignoranza, superstizione, omertà. Formato nel contesto di attuazione del rinnovamento ecclesiale sancito dal Concilio di Trento, curò amorevolmente la formazione del clero e le vocazioni al ministero ordinato fiorirono abbondanti. Lavorò molto anche alla formazione cristiana del popolo. Preghiera, catechesi, carità eroica, spirito penitenziale furono sue caratteristiche peculiari.Morì stremato da digiuni, penitenze e malattie, all’età di quasi quarantadue anni e subito la fama dei miracoli, già diffusa in vita, gli creò attorno un aureola di santità, mai venuta meno dalla sua santa morte, fino ad oggi.A distanza di quattro secoli il suo corpo incorrotto resta meta di pellegrinaggio per ottenere l’intercessione presso Dio e il suo nome, associato al cognome, ritenuto nome anch’esso, viene dato ai bimbi al fonte battesimale come segno di affetto a lui e di buona speranza per loro. Scrisse agli abitanti di Gualtieri sulla “venerazione che dobbiamo a Dio nei suoi santi” e sull’obbedienza salvifica di Cristo, esortandoli alla retta venerazione di quelli a alla obbedienza filiale ai Pastori della Chiesa. Ora proclamato Beato, il suo messaggio giunge a noi con rinnovato vigore.Fratelli carissimi, la sua beatificazione sia motivo di rinnovato affidamento a Dio nei suoi santi, di obbedienza schietta al Signore e ai Pastori della Chiesa e di slancio per la santificazione di ciascuno attraverso la via dell’educazione “alla vita buona del Vangelo”, la preghiera e la carità. La sua convinzione, espressa nei sinodi annuali del 4 novembre, che la comunità ecclesiale ha una dinamica sinodale di vita, ci sostenga nell’approfondimento dell’ecclesiologia di comunione del Vaticano II, così da rinnovare la nostra vita diocesana, vivendo la carità nella verità. Il suo impegno generoso, intelligente e costante per la formazione del clero e la cura delle Vocazioni, in questo tempo di poche risposte al Signore, ci sostenga a lavorare con generosità e fiducia.Il suo ministero di promozione sociale, in un tempo di scarse prospettive di lavoro, ci faccia attenti e progettuali per il sostegno ai poveri e il futuro dei giovani delle nostre famiglie, speranza della Chiesa.Sono tanti, dunque, i motivi che ci coinvolgono nel preparare, celebrare e vivere la sua beatificazione. Ne ho esplicitati alcuni, che ritengo significativi e prioritari.Chiedo a tutti, pastori e fedeli, nonostante la brevità del tempo a nostra disposizione e il periodo delle ferie estive, di farci attenti a quest’uomo e al suo messaggio di fresca attualità evangelica. Il corpo incorrotto di Mons. Antonio Franco, custodito nell’apposita urna, rimarrà presso la Basilica Cattedrale di Messina per favorire la venerazione dei fedeli fino al 13 di settembre; farà ritorno definitivamente presso la Concattedrale di Santa Lucia del Mela il 15 settembre con la messa di ringraziamento. Certo dell’accoglienza gioiosa di questo evento di Grazia, mentre esorto i Pastori, in particolare, a diffondere la conoscenza del Beato Antonio Franco tra i fedeli e a sollecitare la loro partecipare al Rito di Beatificazione, invoco su tutti di vero cuore la benedizione del Signore e l’intercessione del Beato.
 
Web  Top
view post Posted on 3/9/2013, 12:23
Avatar

Vice Amministratore

Group:
Administrator
Posts:
6,549
Location:
Sicilia

Status:


2 SETTEMBRE 2013 BEATIFICAZIONE

Beato Antonio Franco (1585-1626)

Omelia[1]

Angelo Card. Amato, SDB




1. Oggi la chiesa di Messina è in festa per la beatificazione del Venerabile Antonio Franco, Prelato ordinario di Santa Lucia del Mela, vissuto tra il 1585 e il 1626. Si tratta di un sacerdote cosiddetto tridentino, perché modellato sull’esempio di San Carlo Borromeo, pastore interamente dedito alla cura dei fedeli, alla loro istruzione e soprattutto alla loro edificazione, col buon esempio di una vita santa.
C’è da notare che la diffusa fama di santità del nostro Beato è giunta intatta e viva fino a noi. Ne sono testimonianza sia il titolo spontaneo di beato, che la devozione popolare gli ha attribuito da sempre e che oggi Papa Francesco riconosce ufficialmente; sia la venerazione del suo corpo in una preziosa urna di cristallo, privilegio davvero eccezionale, perché riservato solo ai beati e ai santi; sia, infine, la celebrazione di una messa, il 2 settembre, anniversario della morte, considerata in loco quasi festa di precetto e segnata dalla partecipazione plebiscitaria dei fedeli.[2]
C’è da aggiungere che il processo di beatificazione, iniziato a poco più di dieci anni dalla morte del nostro Beato, ha subíto ben sette interruzioni (dal 1637 al 1932) e si è concluso felicemente solo in questi ultimissimi anni con i decreti sull’eroicità delle virtù nel 2011 e sul miracolo nel 2012.

2. Antonio Franco visse solo 41 anni, sufficienti, però, per raggiungere le vette della santità. Nacque a Napoli il 26 settembre 1585 dal nobile Orlando Franco e dalla baronessa Anna Francesca Pisana. Terzo di sei figli, il giovane cresceva pio e ben educato. Studiò diritto canonico e civile a Napoli, conseguendo il diploma di laurea in Utroque Jure a soli sedici anni e otto mesi (previa dispensa dall’età). Ma non volle esercitare la sua professione di avvocato, perché nei tribunali spesso la giustizia viene mortificata: «parlano più i codici dell’interesse, i paragrafi degli ori e i digesti delle affezioni che le bilance d’Astrea [dea mitologica della giustizia]».[3] Seguì quindi la vocazione sacerdotale e a 17 anni era già chierico.
Dopo un anno di permanenza a Roma si recò in Spagna. Ordinato sacerdote, dal 1611 al 1616 fu Cappellano reale alla corte del Re Filippo III. Nel 1616 il sovrano lo nominò Abate e Prelato ordinario della Prelatura Nullius di S. Lucia del Mela, in Sicilia, con gli stessi privilegi episcopali del suo predecessore. A quel tempo la prelatura aveva circa 4200 abitanti, quasi tutti contadini e pastori. Nel governo di questa Prelatura, unita alla diocesi di Messina solo dal 1986, il Servo di Dio si distinse per la sua sapiente azione pastorale, migliorando la vita religiosa del popolo e del clero.
Ancora vivente, Mons. Antonio Franco era venerato per la sua vita santa e per la sua fama di taumaturgo, con interventi prodigiosi a favore degli ammalati e dei contadini, che chiedevano la pioggia per i loro campi o l’allontanamento delle intemperie dai loro raccolti.
Morì in odore di santità, il 2 settembre 1626, stroncato dalle penitenze e dalle continue astinenze.

3. Un Beato si distingue da tutti noi per l’eroicità delle sue virtù e cioè per l’eccellenza della sua vita di fede, di speranza e di carità. La sua fede si manifestava nello studio, nella meditazione e nell’assimilazione della Parola di Dio; nella preghiera continua (diceva: oportet semper orare et numquam deficere); nella celebrazione e nell’adorazione dell’Eucaristia; nella filiale devozione alla Madonna; nell’impegno per la catechesi e per l’istruzione religiosa del popolo.
La sua eroica speranza è testimoniata dal distacco dalle realtà terrene, dal mondo e dalle sue attrattive e dall’orientamente costante alle realtà celesti, alle cose di lassù, tenendo presente il detto della Scrittura: «non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus» (non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura: Eb 13,14).
Fede e speranza erano alimentate dalla sua eroica carità. Il biografo Melchiorre Mannamo scrive: «Ardeva egli tanto di carità che né in sé né negli altri voleva un’azione, che potesse essere censurata alla prova dell’amore».[4] E aggiunge che il nostro Beato puniva severamente ogni parola che non fosse modesta, ogni gesto che non fosse purificato dalla fiamma della carità per diventare oro pregiato di altissima caratura.
Il suo cuore si accendeva nella celebrazione della Messa e nella comunione eucaristica. Era proverbiale la sua magnanimità. Mandava il suo cappellano in giro per la città con grosse elemosine in soccorso del prossimo bisognoso, soprattutto delle giovani da marito, alle quali provvedeva con una congrua dote. Non aveva limiti nel dare. Dava secondo il bisogno, dava tanto da ridursi spesso a essere più povero dei poveri. Questa sua carità fu da lui esercitata anche verso gli ammalati, che visitava spesso e al cui capezzale accorreva anche di notte per prepararli all’ultimo passo.[5] A ragione la liturgia della parola applica al nostro Beato l’esultanza del profeta Isaia: «Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messagero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza» (Is 52,7).

4. Il vangelo odierno parla di Gesù buon pastore, che conosce le sue pecore, le chiama per nome, ne ha cura e le protegge (Gv 10,11-16). In filigrana noi vediamo in questa immagine la figura del Beato Antonio Franco.
Per questo un’ultima considerazione la riserviamo alla sua carità pastorale. Per un vescovo non è sufficiente essere personalmente santo, bisogna anche che egli educhi i suoi fedeli ad avere costumi onesti, pii, evangelici.
Il nostro Beato spese gli ultimi anni della sua vita proprio alla formazione del popolo di Dio, alla cui santificazione contribuì con i sinodi diocesani annuali, con le ammonizioni emesse con prudenza e avvedutezza, con le solenni feste religiose, con la preparazione e la frequenza ai sacramenti, con le visite alle chiese, ai monasteri, agli ospedali, alle confraternite, con l’istruzione civile e religiosa dei piccoli, con l’istituzione di scuole per i giovani e le giovani. Si interessò della promozione delle vocazioni, della formazione iniziale dei chierici e di quella permanente dei sacerdoti.
Si narra che con la sua solerzia e il suo zelo, alla sua morte lasciò in S. Lucia un clero di ben settanta presbiteri secolari e di ottanta chierici, senza tener conto dei sacerdoti regolari e dei religiosi: «fatto notevolissimo per una piccola diocesi».[6]
Per questo suo cuore pieno di misericordia e di bontà, Papa Francesco, nella sua lettera di Beatificazione, chiama il nostro Beato «pastore secondo il cuore di Cristo, zelante testimone della carità evangelica».

5. A noi, sacerdoti e laici, piccoli e grandi, spetta raccogliere la ricca eredità evangelica del Beato Antonio Franco, fatta di santità, di carità e di bontà, aprendoci con generosità alle necessità dei poveri e dei bisognosi. La nostra fede e la nostra carità si traducano in opere buone, da compiere in famiglia, sul lavoro, nella società. I quattro secoli che ci separano da lui non ne attenuano il messaggio, ma anzi lo rafforzano. Anche oggi i poveri sono in mezzo a noi, e anche oggi il cristiano è chiamato dal Signore a essere buon samaritano per i feriti nel corpo e nello spirito, che invocano la nostra carità. Siamo generosi, come fu sommamente generoso il nostro Beato.


beato ant franco
per ingrandire l'immagine cliccaci sopra

 
Web  Top
3 replies since 23/12/2012, 15:42   999 views
  Share