PADRE ANGELICO LIPANI, FONDATORE DELLE SUORE FRANCESCANE DEL SIGNORE

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view post Posted on 14/11/2012, 21:36




P. Angelico da Caltanissetta,

padreangelicolipani

Religioso di vita esemplare. Fu Guardiano, lettore, definitore provinciale, segretario provinciale, professore di lettere latine ed italiane nel seminario vescovile di Caltanissetta ed esaminatore pro-sinodale della Diocesi. Per opera sua sorse a Caltanissetta il conventino nuovo dei Cappuccini, attaccato alla Chiesa votiva di San Michele. Istituì le Suore Francescane del Signore, beneficò i poveri, confortò gli afflitti, consigliò i ricchi. Compianto dai religiosi e da tutta la città, morì a Caltanissetta il 9 luglio 1920, all'età di 78 anni, di religione 59»
Così è presentato p. Angelico nel Catalogo degli scrittori cappuccini della Provincia di PalermoFu dunque frate cappuccino, ma proprio all'indomani della sua ordinazione sacerdotale fu costretto a lasciare il convento di Palermo a causa della legge di soppressione degli ordini religiosi del 7 luglio 1866, ad opera del nascente stato italiano
Tornò a Caltanissetta, dove visse tra i suoi concittadini, curando il Santuario del Signore della Città, rivitalizzando il Terz'Ordine Francescano, e fondando la Congregazione delle Suore Francescane e l'attuale Convento dei Cappuccini.
Ma cerchiamo di conoscere p. Angelico nella sua profonda spiritualità, al di là e dentro i fatti che caratterizzano la sua vicenda storica.
La vita è un grande dono che Dio concede all'uomo. I coniugi nisseni Salvatre Lipani e Calogera Raitano attesero e accolsero con gioia il dono di una nuova vita in famiglia
Nacque il 28 dicembre del 1842. Lo stesso giorno il piccolo venne battezzato col nome di Vincenzo nella chiesa Cattedrale dell'Immacolata in Caltanissetta. La madre, semplice casalinga, discendeva da famiglia benestante. Era una donna pia, profondamente cattolica, amante della preghiera, retta nel suo operare, laboriosa, tutta dedita alla famiglia e all'educazione dei figli. Il padre, uomo onesto, di buona famiglia e timorato di Dio, amava il lavoro; aperto, generoso e affettuoso verso i figli, sapeva sacrificarsi per il bene della famiglia.
L'ambiente familiare erasoffuso di semplicità, serenità e armonia con il Signore e con i vicini di casa. Vincenzino, ultmo dei figli, venne accolto con gioia come un dono di Dio. vsse la sua infanzia e l'adolescenza con i genitori, i fratelli e le due sorelle. Lo spirito di Dio aleggiava su quella casa perchè vi regnava l'unione, la pace e l'amore. "Dov'è carità e amore, li c'è Dio" leggiamo in San Giovanni, e Vincenzino crebbe in questo clima soffuso di pace, sotto lo sguardo amorevole del Signore e della mamma.
Fin da ragazzino si distinse per una pietà semplice e profonda, un candore trasparente che attirava la simpatia dei compagni e lo rendeva caro a i suoi familiari. si notava in lui qualcosa di particolare: il Signore aveva già posto il suo sguardo amoroso su di lui, scegliendo per realizzare i suoi piani divini; fare di lui un apostolo di carità nella sua stessa città. Di tutto ciò il ragazzino era ancora ignaro, ma Dio lo conduceva per le vie tracciate dal suo disegno di amore. Nel 1849, dal Vescovo Mons. Giovanni Guttadauro, riceveva il Sacramento della Cresima, che lo rendeva testimone di Cristo Risorto e lo arricchiva dei suoi doni divini.
Il giovanetto, come Gesù, crescava in età e sapienza. I genitori gli dedicarono ogni cura per formarlo dal punto di vista umano, culturale e cristiano.
Venne avviato agli studi, frequentando la scuola nel Collegio dei Gesuiti, unico centro di studi all'epoca, presieduto dal Vescovo e che si occupava della formazione umana, culturale e religiosa dei giovani nisseni. Fin da ragazzo evidenziò le sue doti di mente e di cuore.
Dallo stesso Vescovo fu ritenuto idoneo a intraprendere gli studi teologici per la serietà dimostrata nello studio, le capacità di impegno e la cultura conseguita. Ammirava molto il Collegio e i gesuiti, ma il suo cuore era fortemente legato ai francescani.
Amava i Cappuccini, li ammirava, li preferiva per la loro semplicità e povertà. Sentiva che il Signore lo chiamava a seguire lo stile di Francesco ed era molto affascinato dall'ideale francescano.
La chiamata alla via dei consigli evangelici nasce da un incontro interiore con l'amore di Gesù. Vincenzo sentiva la chiamata del Signore, in un primo momento confusa e quasi impercettibile, ma poi diventò più forte e insistente. Sentiva che Gesù lo invitava a seguirlo da vicino in maniera piena ed esclusiva, nella vita consacrata esigeva una sua generosa risposta.
Prima di rispondere, però, con un "si" definitvo e totale, Vincenzo dovette superare molti ostacoli. La prima grande difficoltà fu il dissesto dei genitorialla sua richiesta. I coniugi Lipani, provati dal dolore per la morte dell'altro figlio, Pietro, govane sacerdote diocesano, colpito da broncopolmonite, non erano preparati né disposti ad un'altra separazione, anche se diversa; una morte così prematura e improvvisa aveva segnato la loro vita da un profondo dolore, per cui cercarono di dissuadere Vincenzo dal proposito.
Il Signore conduce la nostra esistenza e, a volte, i suoi disegni sono oscuri e imperscrutabili. Con molta fede, Vincenzo accettò dalle mani di Dio questa prova, che sembrava un fallimento del suo ideale. Si abbandonò nelle sue mani, fiducioso che il tempo e la grazia di Dio avrebbero convinto i suoi genitori a dargli il consenso.
Nel frattempo un suo cugino: Gaetano Lipani, nel noviziato di Caccamo indossava il saio francescano ed emetteva i Voti. Vincenzo ne provò una grande gioia e si sentì anche incoraggiato a perseverare e a lottare per la sua vocazione, mantenendo vivo il cuore il desiderio di consacrarsi a Dio da religioso Cappuccino. Dopo qualche anno ottenne il consenso dei genitori e , all'età di diciotto anni, Vincenzo lasciò la famiglia e Caltanissetta, sua città natale, per raggiungere il Convento dei Cappuccini in Palermo.
Quando il Signore chiama, attende una risposta libera, generosa e fedele, lasciandosi guidare dalla sua azione misteriosa e divina. Il giovane Vincenzo, convinto della chiamata di Dio, si recò a Palermo per essere esaminato sulla vocazione da Padre Antonino da Partinico, Ministro Provinciale che, ritenutolo idoneo, lo ricevette nell'Ordine dei Cappuccini e lo trasferì immediatamente nel convento di Caccamo per iniziare il Noviziato.

Il periodo del noviziato avvia un cammino di verifica , di crescita e di maturazione della vocazione, che dovrà, poi, continuare per tutta la vita, per consolidarla sempre di più e vivere con consapevolezza e responsabilità l'ideale di vita abbracciato come dono - risposta - impegno.

Vincenzo il 13 ottobre del 1861, alle ore 16:00, a diciannove anni di età, da Padre Celestino da Caccamo, Maestro dei Novizi, ricevette il saio francescano col nome di Fra Angelico.

Fin da novizio fu definito "Frate virtusoso e zelante". Il suo nome era un programma di vita e indicava il progetto di Dio su di lui: essere come un angelo, fare del bene a tutti, aiutare chi fosse in necessità, servire Dio nei poveri, rendersi strumento docile nelle sue mani e vivere l'ideale di Francesco.

Il poeta nisseno Rosso di San Secondo che lo conobbe , lo definì: "Immagine di candore.... Si chiama Padre Angelico e nome più appropriato non potrebbe avere" .

Fin da novizio, il giovane frate si distinse per il candore angelico, l'umiltà, la povertà, la semplicità, l'obbedienza e la pratica della mortificazione. L'amore all'osservanza regolare e al suo Ordine lo resero un novizio modello. aveva compreso il profondo significato della chiamata e della consacrazione a Dio, che in seguito sarebbe stata definitiva e, con responsabilità e fedeltà volle prepararsi al passo decisivo della Professione Religiosa.
Con la Professione Religiosa Dio Consacra a sé la sua creatura, se ne impadronisce e la destina ai suoi piani di grazia e di amor. La persona dona il suo libero assenso, in atteggiamento di obbedienza e di abbandono totale al Signore. Padre Angelico aveva atteso e desiderato questo mmento e, compiuto l'anno di probazione, chiese di essere ammesso alla Professione.
La sua età, però, era inferiore a quella stabilita dal Diritto Canonico, per cui non potè emettere i Voti. Con molta serenità accettò quella prova, rimettendosi al volere di Dio e dei suoi Superiori. Nel dicembre 1862 venne ammesso alla Prima Professione e con immensa gioia emise i voti di Obbedienza, Povertà e Castità, considerando quel giorno "il più bello della sua vita".
Trasferito a Palermo per frequentare gli studi teologici, Padre Angelico dimostrò prontezza di intelligenza, fermezza di carattere e spirito di francescana letizia, preparandosi culturalmente e soprattutto spiritualmente ai Voti Solenni. Con la Professione Solenne, difatti, la persona si dona totalmente e definitavemente a Dio, si abbandona alla sua Signoria e, nelle sue mani, si rende offerta pura per la sua gloria.
Padre Angelico, convinto della responsabilità che avrebbe assunto, con grande fiducia in Dio, presentò la domanda di ammissione ai Voti Solenni, che fu posta al vaglio dell'intera comunità: si richiedeva dal candidato una grande maturità umana vocazionale e fraterna. Il 7 agosto 1863 i sessantasei padri, riuniti in capitolo nel Convento di Palermo, diedero il voto segreto circa l'ammissione di Padre Angelico alla Professione Solenne. Ottenne la totalità dei voti. Il 15 agosto, il guardiano Padre Illuminato da Trapani, lo dichiarò idoneo di appartenere all'ordine dei Cappuccini. Il 13 ottobre 1965 fece la Professione Solenne. Aveva ventitrè anni di età. Il 22 dello steso mese fu ordinato Suddiacono e il 1° Novembre Diacono dal vescovo Mons. Agostino Franco.
Il 3 dicembre dello stesso anno, Mons. Domenico Ciluffo, a Palermo, ordinava Sacerdote di Cristo Padre Angelico Lipani, consacrandolo in eterno ministro di Dio e luce del mondo. Sacerdozio e vita consacrata furono per lui un dono da vivere e da testimoniare, nella gioia di appartenere a Dio e di servirlo nella carità evangelica verso i fratelli più poveri.
Padre Angelico, ricevuta l?ordinazione sacerdotale, rimase a Palermo per completare gli studi e prepararsi all'apostolato, che l'ubbidienza gli avrebbe affidato in un prossimo futuro.
Preghiera, ascolto della Parola, ubbidienza, studio, lavoro, tutto serviva ad animare i suoi ideali apostolici ispirati alla carità.
Ma il Signore permise che la fede del suo servo fosse messa a dura prova, capovolgendo i suoi piani.
Il 28 giugno 1866, con la legge di soppressione, furono chiusi gli Ordini Religiosi, Congregazioni e confiscati loro i beni.
La bufera rivoluzionaria travolse anche i Cappuccini di Palermo: i frati si dispersero e il Convento fu chiuso.
Padre Angelico vide crollare i suoi sogni più belli: dovette lasciare la sua cella, gli studi e, disorientato, fu costretto a ritirarsi a Caltanissetta, sua città natale e togliersi l'abito di Cappuccino al quale era legatissimmo in quanto lo considerava segno di appartenenza a Dio e suo amato Ordine, e indossare quello di prete secolare.
Deposto il saio francescano nella casa paterna, ove era tornato, apprese con dolore e orrore la profanazione dei luoghi sacri, di chiese ridotte a stalle e ripostigli, e come la confisca dei beni servì ad aumentare la ricchezza dei ricchi e la miseria dei poveri.
Seguì con attenzione avvenimeti e giudizi di persone buone, mentre il Signore lavorava nel suo intimo, preparandolo ad una grande missione tra la sua stessa gente provata dall'odio, dal sopruso e dall'ingiustizia.
Superò la dura prova, affidandosi alla Provvidenza e inserendosi con intelligenza e semplicità tra il clero nisseno. Rimase, però, fedele alla sua vocazione francescana, sperando in tempi migliori e confidando in Dio. Da vero figlio di Francesco, unì le sue sofferenze a quelle di Cristo Crocifisso.
Le relazioni sociali, instaurae nel nuovo ambiente di vita, rivelarono le doti umane e la personalità matura e libera di Padre Angelico. Il suo comportamento morale e religioso evidenziava scelte personali ed esistenziali cion riferimento ai valori e a Dio.
Mons. Guttadauro, Vescovo di Caltanissetta, colpito dalla sua profonda e soda pietà, lo accolse fraternamente tra il clero diocesano sotto la sua protezione e nel 1872 gli affidò la cura della romita chiesetta del Santissimo Crocifisso, Signore della Città, nella periferia della città, che Padre Angelico desiderava e aveva chiesto precedentemente.
Nel 1874 gli conferì l'incarico di insegnante di Lettere del Seminario diocesano di Caltanissetta. Aveva trentadue anni e per trentacinque anni insegnò ai seminaristi con competenza e professionalità. Per loro compose una piccola grammatica latina, apprezzata anche da insigni professori dell'epoca Vallauri a Torino, Durando e Mulé Bertolo. Con grande senso di responsabilità iniziò la sua opera educativa tra i seminaristi, formando con l'esempio e la parola le nuove leve del clero diocesano, avviandole alla fedeltà al Vangelo e a radicare la loro vita sulla persona di Cristo.
Tutti trovarono in Lui un vero padre e maestro, umile. semplice e discreto, che educava con la parola e con la vita. Il seminario, allora, non disponeva di aule e Padre Angelico insegnava nella sacrestia del Santissimo Crocifisso. Aiutò i seminarist più poveri, provenienti da fuorri città, accogliendoli nella sua stessa casa di Via Parrinello, dando loro vitto, alloggio, accoglienza paterna e lezioni gratuite. Sette seminaristi studiarono e alloggiarono gratuitamente a casa sua.
Ad uno di essi, nisseno, ostacolato nella sua vocazione sacerdotale dalla famglia per la povertà in cui si trovava, Padre Angelico diede la possibilità di lavorare al mattino per aiutare suoi, e nel pomeriggio lo preparò agli esami di ginnasio e liceo. Sei anni dopo quel seminarista divenne sacerdote zelante: Don Michele Gerbino, che lavorò in Curia Vescovile per moltissimi anni, aiutando i Vescovi di allora e fu poi il primo successore di Padre Angelico nella guida dell'Istituto "Signore della Citta".
Dalla scuola di Padre Angelico uscirono anche Vescovi sapienti quali Mons. Giambro, Mons. Scarlata e Mons. Capizzi Vescovo di Caltagirone, e laici, onesti professionisti. Padre Angelico, da vero maestro, plasmò un'intera generazione di Sacerdoti con la sua cultura, le sue virtù velate da grande modestia e l'esempio della vita.
FONDATORE DELLE SUORE FRANCESCANE DEL SIGNORE
Le Suore Francescane del Signore della Città sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione pospongono al loro nome le sigla S.F.S.
La congregazione fu fondata dal frate minore cappuccino Angelico Lipani (1842-1920) a Caltanissetta, presso la chiesa dove era conservato un crocifisso noto come il "Signore della Città".
Le prime aspiranti presero l'abito religioso il 15 ottobre 1885: la congregazione fu aggregata all'ordine cappuccino con decreto del ministro generale Pacifico da Seggiano del 28 marzo 1909; le francescane del Signore della Città furono erette in istituto di diritto diocesano da Giovanni Jacono, vescovo di Caltanissetta, l'8 dicembre 1937 e ricevettero il pontificio decreto di lode il 7 dicembre 1950
Le finalità dell'istituto sono l'istruzione e l'educazione cristiana della gioventù e l'assistenza ospedaliera agli ammalati.
Oltre che in Italia, sono presenti nelle Filippine, Bolivia, Africa, Tanzania, Brasile , India e la sede generalizia è a Roma.

Edited by Augusto Alongi - 14/11/2012, 21:52
 
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