Il diavolo: instancabile lavoratore

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caty61
view post Posted on 22/2/2011, 13:21




Lucifero è intelligentissimo, oltre che astuto. Usa della sua intelligenza per insidiare e pensare come può dare pena a Dio e rovinare una creatura. Non spreca mai inutilmente il suo tempo, non si riposa, non è mai soddisfatto e vuole sempre di più. Nel suo male è un asceta dell'idea che persegue, tutto votato ad essa, e non si distrae, non viene a transazioni, non a stanchezze, non a rimandi.

Per quanto sia onnipresente sulla terra, ha tanto da fare presso i tanti uomini che abitano il globo. E, per quanto la poca attenzione e la scarsa buona volontà dell'uomo aumentino la sua potenza, il Tentatore deve calcolare bene il suo tempo e non perdere un attimo per lavorare con profitto e riempire di anime l'inferno.

Lucifero è veramente un instancabile lavoratore! In alto, l'instancabile Iddio opera il bene per noi. In basso, l'instancabile Seduttore opera il male contro di noi. E, in verità, egli ha più fortuna di Dio. Le sue conquiste sono più numerose di quelle del suo Rivale.

Ma Satana non si occupa di tutti in egual misura. Man mano che una creatura cresce all'intelligenza, aumenta sempre di più le sue seduzioni. All'inizio se ne cura ben poco. Si limita a guardarla e studiarla come probabile preda. Man mano che la creatura nasce al saper volere, al saper pensare, al poter conoscere, ossia oltre i sette anni, Lucifero aumenta verso di essa le sue attenzioni e inizia i suoi insegnamenti.

Mentre l'angelo custode istruisce e conduce al bene le anime con parole di luce, l'angelo corruttore istruisce e conduce al male le anime con parole di tenebra. È una lotta che non ha mai fine. Vinto o vincitore l'uno, vinto o vincitore l'altro, i due spiriti angelici battagliano intorno all'anima sino alla sua ultima ora mortale per strapparsi l'uno all'altro la preda. L'angelo buono per consegnarla al Signore, nella luce, dopo averla avuta in tutela tutto il giorno terreno. L'angelo cattivo per trascinarla all'inferno, nella tenebra, dopo averla ingannata, sedotta e vinta.

Fra i due spiriti che battagliano vi è un terzo personaggio, il più importante: vi è l'uomo per cui le due potenze lottano. L'uomo, libero di seguire la propria strada e dotato di intelligenza e volontà, reso potente dalla forza incalcolabile della grazia battesimale e degli altri sacramenti che lo aiutano a vincere il peccato e a seguire la virtù.

La grazia, che scaturisce dall'unione dell'anima con Dio, dovrebbe darci tanta forza da renderci imprendibili alle insidie e corruzioni sataniche, perché l'unione con Dio ci fa semidei. Ma per rimanere tali occorre volerlo. Occorre dire a Satana e a noi stessi: "Io sono di Dio e voglio esser solo suo". Perciò ubbidienza a precetti e consigli, sforzo continuo per seguire e conquistare il bene, fedeltà assoluta e vigilanza costante, eroismo per vincere le seduzioni della trina concupiscenza nelle sue multiple facce.

Pochi, troppo pochi sanno fare queste cose. E allora? E allora a questi, così facili a prendersi, così inerti a sfuggire quando sono presi, Satana dà poca cura. Fa come il gatto col topo. Li prende, li strozza un pochino, li stordisce e poi li lascia, limitandosi a dar loro un'altra zampata se dànno segno di tentare una timida fuga. Non di più. Sa che sono "suoi" e non perde molto tempo per loro, né usa molta intelligenza.

Ma con quelli di Cristo! Con loro è un'altra cosa. Sono la preda che più solletica la sua livida fame. Il suo boccone prelibato. Sono gli "imprendibili". E Satana, cacciatore esperto, sa che vi è maggior guadagno a catturare le difficili selvaggine. Sono le "gioie" di Dio e fa gran festa quando può dar dolore a Dio, offenderlo e deriderlo. Vive di odio, come Dio vive di amore. Eccolo allora moltiplicare cure e sorveglianze intorno ad uno che vuol essere santo.

Entrare in una fortezza smantellata è gioco di ragazzi. Non la vuole il crudele re dell'inferno. Vuole le vere fortezze, le rocche imprendibili e limpide come cristallo, resistenti come acciaio, che da ogni parte mostrano riflesso il Nome più santo: Dio. Il Nome che le anime sante amano, servono e pronunciano con lo spirito adorante, ad ogni battito del loro cuore. Prenderci, strapparci a Dio, cancellare dal nostro essere quel Nome, fare di noi, fiori del celeste giardino, immondezza per il suo inferno e ridere, gettando il suo riso bestemmiatore contro il trono divino, ridere per la sua vittoria sull'uomo e su Dio. Ecco la gioia di Satana.

Più siamo di Cristo e più l'Anticristo si accanisce a farci suoi. E siccome è in noi una vigilanza e una volontà assidue, egli, l'Astuto, non ci segue col metodo usato per gli altri, ma ci assale vilmente, a distanze sempre più lunghe, nei momenti più imprevedibili e coi motivi più impensabili. Approfitta del dolore, del bisogno, dell'abbandono, della delusione, e balza come pantera sulla nostra debolezza del momento (Prima Lettera di Pietro 5,8), sperando di vincerci per rifarsi di tutte le volte che l'abbiamo vinto. Il metodo? Quello di una benevola, bugiarda dolcezza, di una ragionata e pacata parola, di un aspetto di amicizia che compatisce e che vuole aiutare.

Di assalti ne avremo molti nella vita, e sempre più intensi, di così astuti da trarre in inganno anche il più accorto. Per vincere occorre essere dei semplici, evangelicamente semplici, desiderosi di una sola verità, ascoltatori di una sola parola, professori di una sola dottrina: quella di Dio.

È un onore per il soldato la cicatrice che segna la sua carne e poter dire: "Questo segno mi fu provocato in battaglia". E più un soldato ha le carni rigate da questi segni, più il mondo al valoroso si inchina. Nelle battaglie spirituali succede lo stesso. E le nostre ferite, che non ledono lo spirito ma illividiscono solo ciò che è umano, sono il nostro onore: per esse saremo glorificati in cielo.

In verità noi chiamiamo "martiri" coloro che perirono a causa di tiranni. Ma tutti i santi sono martiri, poiché per esser tali dovettero subire le persecuzioni di Satana e rimanere fedeli a Dio. Gloria a chi vince! Le palme del trionfo celeste sono per gli uomini di buona volontà (Libro dell'Apocalisse 3,5; 7,9-17; 21,7): "Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono" (Libro dell'Apocalisse 3,21).

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