TESTIMONIANZA DEI MISTICI SULLA VISIONE DELL'INFERNO, S.Teresa D'avila - S.Caterina da Siena - Santa Faustina Kowalska - Suor Lucia

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view post Posted on 11/1/2009, 21:23

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LA TESTIMONIANZA DEI MISTICI

Santa Teresa d'Avila:


"Tale visione durò un brevissimo spazio di tempo, ma anche se vivessi molti anni, mi sembra che non potrei mai dimenticarla.
L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi.
Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in un spazio assai ristretto.
Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire.
Ciò che ho detto, comunque, è mal descritto.
Quello che sto per dire, però, mi pare che non si possa neanche tentare di descriverlo né si possa intendere: sentivo nell’anima un fuoco di tale violenza che io non so come poterlo riferire; il corpo era tormentato da così intollerabili dolori che, pur avendone sofferti in questa vita di assai gravi, anzi, a quanto dicono i medici, dei più gravi che in terra si possano soffrire – perché i miei nervi si erano tutti rattrappiti quando rimasi paralizzata, senza dire di molti altri di vario genere che ho avuto, alcuni dei quali, come ho detto, causati dal demonio – tutto è nulla in paragone di quello che ho sofferto lì allora, tanto più al pensiero che sarebbero stati tormenti senza fine e senza tregua.
Eppure anche questo non era nulla in confronto al tormento dell’anima: un’oppressione, un’angoscia, una tristezza così profonda, un così accorato e disperato dolore, che non so come esprimerlo.
Dire che è come un sentirsi continuamente strappare l’anima è poco, perché morendo, sembra che altri ponga fine alla nostra vita, ma qui è la stessa anima a farsi a pezzi.
Non so proprio come descrivere quel fuoco interno e quella disperazione che esasperava così orribili tormenti e così gravi sofferenze.
Non vedevo chi me li procurasse, ma mi pareva di sentirmi bruciare e dilacerare; ripeto, però, che il peggior supplizio era dato da quel fuoco e da quella disperazione interiore.
Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi e stendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco nel muro.
Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocamento.
Non c’era luce, ma tenebre fittissime.
Io non capivo come potesse avvenire questo: che, pur non essendoci luce, si vedesse ugualmente ciò che poteva dar pena alla vista.
Il Signore allora non volle mostrarmi altro dell’inferno; inseguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi.
Al vederli, mi sembravano ben più terribili, ma siccome non ne provavo la sofferenza, non mi facevano tanta paura, mentre in questa prima visione il Signore volle che io sentissi davvero nello spirito quelle angosce e afflizioni, come se le patissi nel corpo.
Non so come questo sia avvenuto, ma mi resi ben conto che era per effetto di una grande grazia e che il Signore volle farmi vedere con i miei occhi da dove la sua misericordia mi aveva liberato.
Sentir parlare dell’inferno è niente, com’è niente il fatto che abbia alcune volte meditato sui diversi tormenti che procura (anche se poche volte, perché la via del timore non è fatta per la mia anima) e con cui i demoni torturano i dannati e su altri ancora che ho letto nei libri; non è niente, ripeto, di fronte a questa pena, che è ben altra cosa.
C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa in confronto al tormento del fuoco infernale.
Rimasi spaventata e lo sono tuttora mentre scrivo benché siano passati quasi sei anni tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso, dove sono.
Così non c’è una volta in cui io sia afflitta da qualche sofferenza o dolore che non mi sembri una sciocchezza tutto quello che si può soffrire quaggiù, convinta che, in parte, ci lamentiamo senza motivo.
Torno pertanto a dire che questa è una delle maggiori grazie che il Signore mi ha fatto, perché mi ha aiutato moltissimo, sia per non temere più le tribolazioni e le contraddizioni di questa vita, sia per sforzarmi a sopportarle e ringraziare il Signore di avermi liberato, come ora mi pare, da mali così terribili ed eterni.
D’allora in poi, ripeto, tutto mi sembra facile in paragone di un attimo di quella sofferenza ch’io ebbi lì a patire".
(Santa Teresa d'Avila [dottore della Chiesa]; "Libro della vita", cap. 32) [Approvazione ecclesiastica]



Santa Caterina da Siena:

(1) "Figliola, la lingua non è sufficiente a descrivere la pena di queste povere anime.
Come ci sono tre vizi principali - cioè l'amore per sé stessi, da cui proviene il secondo, che è l'amore per la propria reputazione, e dalla reputazione procede il terzo, cioè la superbia, con l’ingiustizia, la crudeltà e con altri immondi e iniqui peccati che seguono questi - così ti dico che nell'inferno essi hanno quattro tormenti principali, dai quali procedono tutti gli altri tormenti.
Il primo è che si vedono privati della mia visione, e ciò è per loro pena tanto grande che, se fosse possibile, sceglierebbero il fuoco e i più grandi tormenti e vedermi, piuttosto che non avere pene e non vedermi.
Questa prima pena produce in loro la seconda, quella del verme della coscienza, il quale sempre rode, vedendosi essi per loro colpa privati di me e della compagnia degli angeli, avendo meritato la compagnia dei demoni e la loro visione. Il vedere il demonio (che è la terza pena) raddoppia in loro ogni fatica.
Come i santi sempre esultano nella visione di Me, e vedono rinnovarsi con allegrezza il frutto delle fatiche che essi hanno portate per Me, con tanta abbondanza d'amore e disprezzo di loro medesimi, così, al contrario, in questi poveretti si rinnovano i tormenti della visione del demonio, perché nel vederlo essi conoscono più sé stessi, cioè conoscono che per loro colpa se ne sono fatti degni.
E per questa ragione il verme rode ancor di più, e il fuoco di questa coscienza non cessa mai di ardere.
E la pena è ancora più grande perché essi lo vedono nella sua figura, la quale è tanto orribile che non c'è cuore d'uomo che la possa immaginare.
E se ben ti ricordi, quando te lo mostrai nella sua forma in un breve spazio di tempo (che sai che fu quasi un istante), tu scelsi, dopo che fosti tornata in te, di volere andare per una strada di fuoco, anche se dovesse durare fino al giorno del giudizio, piuttosto che vederlo ancora.
Malgrado tutto questo che tu vedesti, tuttavia non sai bene quanto egli è orribile, perché si mostra, per divina giustizia, più orribile nell'anima che è privata di me, e più o meno secondo la gravità delle loro colpe.
Il quarto tormento è il fuoco.
Questo fuoco arde e non consuma, perché l'anima non può consumare sé stessa; non è cosa materiale che il fuoco può consumare, perché essa è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che il fuoco li bruci dolorosamente, così che li affligga e non li consumi. E li affligga e li bruci con grandissime pene, in diversi modi, secondo la diversità dei peccati; chi più e chi meno, secondo la gravità della colpa.
Da questi quattro tormenti provengono tutti quanti gli altri: freddo e caldo e stridore di denti e altri ancora.
Ora, poiché non vollero correggersi dopo il primo rimprovero che gli fu fatto, per il falso giudizio e l'ingiustizia nella loro vita, e poiché nel secondo rimprovero, cioè nell’ora della morte, non vollero sperare né vollero dolersi dell'offesa che mi avevano fatto, ma solo della loro pena, allora hanno ricevuto così miserabilmente la morte eterna".
(Santa Caterina da Siena [dottore della Chiesa]; "Dialogo della Divina Provvidenza", cap. 38) [Approvazione ecclesiastica] (1): adattamento in italiano moderno di un codice originale edito nel 1912



Santa Faustina Kowalska:

"Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’inferno.
E’ un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande.
Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri e il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie.
Queste sono le pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti.
Ci sono tormenti particolari che le varie anime che sono i tormenti dei sensi.
Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio.
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità.
Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia.
Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è. Ora non posso parlare di questo.
Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto.
I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi.
Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto.
Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno.
Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro.
O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato".
(Santa Faustina Kowalska; "Diario di Suor Faustina Kowalska", pag. 276-277) [Approvazione ecclesiastica]



La veggente di Fatima, Suor Lucia:

"…la Signora aprì di nuovo le mani, come nei due mesi precedenti. Sembrò che il riflesso penetrasse la terra e vedemmo come un mare di fuoco. Immersi in quel fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, in forma umana, che fluttuavano nell’incendio, trasportate dalle fiamme che uscivano da loro stesse, insieme a nuvole di fumo che cadevano da ogni parte uguali al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che suscitavano orrore e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni roventi. Eravamo spaventati e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: ‘Avete visto l’inferno, dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori…’ ". (Apparizione di Fatima del 13 luglio 1917) [Approvazione ecclesiastica]



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Edited by Angyneocat - 25/4/2016, 19:19
 
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